Leggi tutto...
Che cos’è l’insolvenza?
Il presupposto per dichiarare fallimento è l’insolvenza, ma che cos'è l'insolvenza? Si definisce insolvenza l'incapacità sistematica e grave di far fronte ai propri impegni di pagamento, a differenza dell'inadempimento, che viene definito come una incapacità momentanea od occasionale. L'insolvenza, quindi si riferisce alla situazione patrimoniale del debitore considerata nel suo complesso.
È però importante precisare che si definisce insolvente non soltanto chi non può pagare tutti i suoi creditori, ma anche:
- chi può pagare solo alcuni creditori;
- chi può pagare i suoi debiti ma solo in parte;
- chi può pagare tutti i suoi debiti, ma con ritardo rispetto alla scadenza;
- chi può continuare a pagare i debiti, ma solo svendendo i propri beni a prezzi irrisori, aggravando in tal modo la propria situazione economica complessiva con pregiudizio degli altri creditori.
In particolare l'Art. 5 della legge sul fallimento così statuisce: “L’imprenditore che si trova in stato d’insolvenza è dichiarato fallito. Lo stato d’insolvenza si manifesta con inadempimenti o altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni”.
Quando lo stato di insolvenza diviene manifesto?
Lo stato di insolvenza si può dire manifesto al verificarsi di reiterati inadempimenti finanziari, che costituiscano un grave e serio indizio delle difficoltà finanziarie dell’imprenditore. Altre ipotesi sintomatiche di insolvenza contemplate dalla legge includono la fuga o la latitanza dell’imprenditore, la chiusura dei locali, il trafugamento, la sostituzione o la diminuzione fraudolenta dell’attivo, oltre al suicidio o tentato suicidio dell’imprenditore, truffe o appropriazioni indebite da esso commesse, rovinose svendite dei beni dell’impresa, etc.
Chi può chiedere la dichiarazione di fallimento?
Possono chiedere la dichiarazione di fallimento:
- Il creditore , fornendo la prova dello stato di insolvenza del debitore, che viene convocato dal Tribunale per contrastare il ricorso;
- Il debitore, che deve presentare le scritture contabili, il bilancio, lo stato patrimoniale e l’elenco dei creditori, attenendosi alla sentenza del Tribunale, cui spetta accertare la esistenza oggettiva dello stato di insolvenza;
- Il PM (pubblico ministero) , che può proporre istanza di fallimento quando ravvisi un interesse generale di tutti i creditori e riesca a provarlo, oppure qualora l’insolvenza risulti dalla fuga o latitanza dell’imprenditore nel corso di un procedimento penale, dalla chiusura dei locali dell’impresa, dal trafugamento, dalla sostituzione o diminuzione dell’attivo;
- Il giudice, qualora, nel corso del giudizio per un processo civile dovesse ravvisare l’insolvenza di un imprenditore parte del giudizio stesso;
- Il curatore del fallimento di una società, che può chiedere di estendere il fallimento al socio occulto o di fatto.
Cosa succede all'imprenditore o all'azienda dopo il fallimento?
Il fallimento provoca una serie di conseguenze, più o meno gravi, tra cui si ricordano le più importanti:
- spossessamento del fallito, in base al quale il fallito viene privato dell'amministrazione e della disponibilità dei propri beni (eccetto i beni ed i diritti strettamente personali, gli assegni avente carattere alimentare, i frutti derivanti dall’usufrutto legale sui beni dei figli minori e dai beni costituiti in dote o in patrimonio familiare, le cose non soggette a pignoramento, ai sensi dell’articolo 514 del codice di procedura civile), che passano all’amministrazione del curatore;
- inefficacia di qualsiasi atto legale compiuto dal fallito nei confronti dei creditori;
- perdita di legittimazione processuale del fallito, sostituto in giudizio, in un eventuale processo, dal curatore fallimentare;
- obbligo di residenza del fallito, che deve presentarsi al giudice delegato o al curatore o al comitato dei creditori, quando richiesto;
- divieto di iniziare attività commerciale del fallito;
- divieto di essere elettore o eletto a cariche pubbliche;
- divieto di ricoprire cariche nella società per azioni;
- divieto di essere nominato curatore di fallimento;
- divieto di frequentare i locali della borsa valori;
La riabilitazione del fallito è concessa dal Tribunale su domanda dello stesso fallito o degli eredi. Per ottenere la riabilitazione, che non è possibile se il fallito ha riportato una condanna penale per bancarotta o per altri reati fallimentari, il fallito deve aver dato prova effettiva e costante di buona condotta per almeno cinque anni dopo la chiusura del fallimento.
Lo Studio Legale Lunari di Milano offre consulenze e assistenza in materia di procedure concorsuali e istanze di fallimento, recupero crediti e gestione crediti aziendali, oltre che in tema di diritto del lavoro e responsabilità contrattuale ed extracontrattuale nella più ampia accezione del termine. Lo Studio Legale dell’Avvocato Dott.ssa Lunari, ubicato presso la nuova sede di corso di Porta Romana, 132, può essere raggiunto con facilità da tutta la città di Milano e dalla provincia, sia con i mezzi pubblici (fermata metro Porta Romana) sia con la propria autovettura.
Lo Studio Legale Lunari è a disposizione di privati, aziende e professionisti di Milano e provincia per qualsiasi problematica inerente le procedure concorsuali di fallimento, il recupero crediti e la responsabilità concorsuale ed extracontrattuale.